“LA STRADA DI MARCO” PER LA SICUREZZA STRADALE

Dalle pagine del libro “La strada di Marco” alle riflessioni sulla sicurezza stradale, dalla memoria di Marco Coletta alla battaglia per la vita e la sua salvaguardia sulle strade: così la lotta di Antonella Finotti e Daniele Coletta, pur persa nei tribunali, è vinta nella quotidianità.
Sabato 17 settembre, alla Galleria Civica "Alda Costa", l'autore del volume, il giornalista Nicola Bianchi, ha dialogato con Michele Govoni, con il contributo di Luigi Ciannilli, ex presidente del Comitato Paglierini, del luogotenente Giuseppe Zurlo, comandante della Stazione Carabinieri di Copparo, e di Gianni Gardellini, comandante della Polizia Locale Unione Terre e Fiumi.
L'incontro, organizzato da Pro Loco Copparo, in collaborazione con la Biblioteca comunale "Anne Frank", è stato moderato dal vice presidente dell’associazione, Armando Zanforlin, ed è stato segnato da diversi momenti di grande emozione, a partire dal minuto di silenzio per Marco e per le vittime della strada e dall’intervento della mamma del giovane tamarese, morto nel canale che costeggia via Raffanello a Baura, strada all'epoca non protetta da guardrail. «Quel 9 settembre 2005 il guardrail non c’era – ha riferito Antonella –: se in ci fosse stato in quei maledetti 16 metri, mio figlio sarebbe quantomeno rimasto sulla strada, mentre è morto, come attestato dall’autopsia, per annegamento. Nonostante siamo stati ‘giustiziati’ dalla giustizia in cui Marco credeva, noi continuiamo a testimoniare, perché non succeda più. A lui ho promesso di testimoniare la sua vita e di avere giustizia per la sua morte: questo il senso, anche se non giuridico, del nostro essere ancora qui».
Una battaglia che ha voluto ricordare anche monsignor Massimo Manservigi, vicario generale dell’Arcidiocesi. «In questi anni – ha affermato - ho visto la lotta fra il dolore e la volontà di farne una questione di umanità. E proprio nell’umanità, se non nella giustizia, ha avuto riscontro il coraggio di questi genitori».
La serata è stata aperta dai saluti del sindaco Fabrizio Pagnoni, affiancato dall’assessora alla Cultura, Paola Peruffo: «Questa vicenda merita di non essere dimenticata – ha detto -. Mi ha colpito perché potrebbe accadere a chiunque: facciamone tesoro e che ci sia di sprone per evitare e prevenire».
Dalle domande di Michele Govoni, che ben ha reso la commistione di inchiesta giornalistica e testimonianza umana che ne fa un libro rigoroso e toccante a un tempo, sono emersi numerosi spunti. Nicola Bianchi ha infatti ricordato il percorso dal fatto di cronaca al caso giudiziario, unico per il suo esito negativo e per essere approdato alla Corte di Strasburgo. «I genitori di Marco, pur avendo perduto a livello processuale, poiché nessuno ha mai pagato per la morte del loro figlio, non si sono mai fermati e la loro battaglia di determinazione e coerenza ne fai dei vincitori in assoluto».
Si sono poi susseguiti gli interventi sul tema della sicurezza stradale. Ciannilli si è soffermato, dati alla mano, sulla necessità di protezioni per alberi e canali, di accorgimenti per rendere le strade più sicure e di cultura, da portare anche sui luoghi di lavoro, a fronte dei numerosi decessi proprio nella tratta per raggiungere le sedi d’impiego. Il luogotenente Zurlo, nel rimarcare il calo di incidenti sulla rete locale e la volontà di tendere allo zero, ha attestato l’importanza del controllo e della prevenzione. Mentre il comandante Gardellini ha dato conto della situazione sulle strade dell’Unione Terre e Fiumi, 340 chilometri di competenza comunale, soprattutto nei centri abitati, e 349 di provinciali, sottolineando come soprattutto queste ultime per caratteristiche siano ormai inidonee a sostenere l’intenso traffico pesante.
Tanti spunti di lavoro e impegno nel nome di Marco Coletta.

 

Ultimo aggiornamento

18/09/2022