COMMEMORAZIONE DI IDRIS RICCI E ULTIMO SILVANO ALBERTI

A pochi metri dal punto esatto dove il 25 settembre 1944 furono passati per le armi dai tedeschi, dopo essere stati trascinati per mezzo chilometro fino a via Marchi, sono stati commemorati, sabato 25 settembre, i giovani Idris Ricci e Ultimo Silvano Alberti.
Al cippo che ne ricorda il sacrificio anche la figlia di Alberti, Edda, giunta da Torino, perché, ha chiosato, «quel dolore non passerà mai». «Avevo sei anni – ha raccontato -, all’uscita di scuola i miei nonni mi vennero a prendere e mi dissero: ‘Sei rimasta sola’. Non ho di mio padre che i ricordi di chi me ne ha parlato, ma non posso dimenticare tutta quella gente che piangeva e urlava. È uno strazio, che non passerà mai: ancora non dormo la notte». Ultimo Silvano morì immediatamente dopo la fucilazione, Idris no. «Era ancora vivo – tramandano i familiari di Ricci -. Si spense tra le braccia del padre, implorandolo di aiutarlo».
La cerimonia, promossa da Amministrazione comunale e la sezione Anpi di Copparo, non poteva dunque che essere molto emozionante e molto partecipata in questo 77° anniversario, resa ancora più toccante dal Coro delle mondine di Porporana, di cui fa parte Ervedes, discendente di Idris Ricci, e che ha intonato diversi canti e condiviso un omaggio ai fratelli Cervi.
Alla presenza delle autorità civili e militari, fra cui il comandante della Compagnia Carabinieri, capitano Manuel Scacchi, il comandante della Polizia Locale, Gianni Gardellini, il presidente Anc, Anacleto Giannone, e un’importate rappresentanza della giunta e del consiglio comunale, è stata deposta la corona d’alloro.
«In questo luogo – ha affermato il sindaco Fabrizio Pagnoni - possiamo ancora sentire, sulla nostra pelle, l'orrore e il dolore di quel tardo pomeriggio gravati dalla violenza e dalla prevaricazione, dalla morte. Facciamo in modo che questa sensazione, pur penosa e triste, non ci abbandoni, conserviamola: ricordiamo. Perché sarà la memoria a non aver fatto morire invano Idris Ricci e Ultimo Silvano Alberti. Sarà la memoria a mantenere vivo l'impegno civile che ci unisce a loro, e a quanti, di ogni ceto sociale e di ogni credo politico, hanno scelto di combattere contro il nazifascismo. Questa celebrazione è un impegno morale verso la generosità e il coraggio di chi ci ha preceduto e verso la speranza e la fiducia di chi ci seguirà. Un filo che lega chi ci ha consegnato le istituzioni democratiche e i diritti di cui godiamo a chi da noi raccoglierà il testimone di valori imprescindibili, che siamo chiamati a preservare e a coltivare. Un filo da irrobustire, giorno dopo giorno, soprattutto durante le fasi più difficili della storia del nostro Paese, come l'attuale emergenza sanitaria, con tutte le sue conseguenze, economiche e sociali».
«In questo periodo tanto complesso – ha rimarcato la presidente Anpi Margherita Aurora – sento forte la necessità di parlare di comunità, di esortare a tornare a essere una comunità proprio nel momento in cui è forte la divisione nazionale: non cerchiamo nemici, dobbiamo essere uniti». «Siamo tutti parte di una collettività ed è importante partecipare alla sua vita». Ha ribadito richiamando la nascita e i dettami della carta costituzionale e condannando senza appello coloro che associano la loro contrarietà agli attuali provvedimenti dell’emergenza sanitaria ai simboli del nazifascismo: un gesto inaccettabile a fronte del sacrificio dei tanti che combatterono contro i regimi e i loro orrori.
 

Ultimo aggiornamento

26/09/2021