LE BARE DI BERGAMO E I RINTOCCHI PER I COPPARESI SCOMPARSI

Il sottile e robusto filo della memoria ha legato Copparo e Bergamo, meta della visita ufficiale del premier Draghi, in occasione della prima Giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid.
L’Amministrazione comunale copparese è voluta ripartire dal marzo scorso, esattamente dal luogo in cui arrivarono, per ben tre volte, le bare dalla città lombarda. In prima mattinata una corona è stata deposta alla Certosa cittadina, presso la sede di Gecim, mesta tappa del convoglio militare in quelle drammatiche giornate. La cerimonia, semplice ma altamente simbolica, condizionata dalle limitazioni dettate dalla zona rossa, ha visto la presenza del sindaco Fabrizio Pagnoni, del comandante della Compagnia Carabinieri di Copparo capitano Manuel Scacchi e del comandante della Stazione di Copparo il luogotenente Alfonso Trezza, del parroco don Daniele Panzeri, del dirigente medico responsabile della Casa della Salute Patrizia Conforti e del presidente del Radio Club Copparese e della Protezione civile Valerio Orlandi, con Ugo Azzolini. Rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine, dei sanitari e dei volontari che hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale nella guerra ingaggiata alla pandemia. «Copparo – ha affermato il primo cittadino -, con la generosità che le è propria, ha accompagnato nell’ultimo viaggio quelle madri e quei padri, quei familiari e quegli amici scomparsi senza il conforto dei loro cari e affidati alle esequie di una collettività diversa dalla loro. Il legame che si è creato fra noi rimarrà indissolubile».
Poi davanti alla casa comunale, le cui bandiere sono state issate a mezzasta, la giunta ha osservato un minuto di silenzio, seguito dai rintocchi delle campane: uno per ogni persona che la pandemia ha sottratto al paese.
«In oltre un anno abbiamo sacrificato alla pandemia 19 nostri concittadini – ha rimarcato Pagnoni -: 19 famiglie hanno perduto un loro caro senza potergli stare accanto e alla nostra comunità sono venute improvvisamente a mancare uomini e donne che, per la loro età, ne costituivano le radici più profonde. Questa prima Giornata nazionale in ricordo delle vittime del Covid la viviamo con la mente rivolta a loro e alle 103mila vite che la pandemia si è portata va. Continuiamo ora a lottare insieme, con la coesione che ci rende la comunità che siamo, in memoria di chi ci ha lasciato, a sostegno di chi sta ancora combattendo e di chi ci si sta prendendo cura di noi».
 

Ultimo aggiornamento

19/03/2021