RESTAURATI GLI ANTICHI DECORI SCOPERTI A VILLA MENSA

Hanno ritrovato la loro collocazione, dopo l’opera di restauro, le sei tavole in legno decorato riaffiorate durante i lavori di recupero di Villa La Mensa. Non la collocazione originaria, certo, ma quella loro imposta dall’operazione di riuso di cui furono protagoniste nel Settecento, quando vennero smontate dal soffitto a cassettoni della antica chiesetta, detta di Sant’Agata, e riutilizzate come supporto alla nuova parete di separazione con il salone principale.
Le tavole sono state scoperte in modo fortunoso proprio per essere state utilizzate come intercapedine per il muro divisorio del piano nobile. A fine novembre scorso sono state smontate e affidate dalla ditta Sisthema al tecnico restauratore abilitato locale Cinzia Bucchi.
Dal lavoro condotto è emersa una attendibile datazione del materiale. Il tavolato è decorato a tempera con il motivo che riproduce il monogramma di Cristo IHS, che Ignazio di Loyola (1541) fece diventare sigillo della Compagnia di Gesù (Gesuiti). Dalle fonti sappiamo che due vescovi furono particolarmente legati ai Gesuiti: il cardinale Luigi d’Este (1559 - 1562), figlio di Ercole II e Renata di Francia, e il vescovo Giovanni Fontana (1590). Poiché anche nella sala al di sotto della torre colombaia il soffitto è decorato con simboli del vescovo Fontana, si può proporre una collocazione fine Cinquecento.
Le tavole rimanendo al di sotto del rivestimento in arella per tre secoli si sono ben conservate, protette anche da ridipinture o modifiche tali da indurre a un’errata lettura; tuttavia, l’umidità e gli attacchi degli insetti hanno degradato la struttura, in alcuni punti anche seriamente.
Dunque, dopo la pulitura sia del retro che del verso con spazzole morbide, tamponature con spugna di cellulosa, eliminazione a bisturi delle zone con residui di gesso o intonaco, si è provveduto a trattare il legno con insetticida specifico, dato a pennello e iniettato con una siringa nei fori più evidenti. È seguito poi un consolidamento. Su alcune tavole è stato deciso di conservare i chiodi originali, conficcati nel Settecento, effettuando un trattamento antiruggine per proteggerli dall’ossidazione.
Con queste operazioni è stato bloccato il degrado in atto, facendo in modo che il bene possa continuare a trasmettere la propria storia e delle epoche che ha attraversato.
 

Ultimo aggiornamento

09/03/2021